Moretti Omero: storia di una famiglia da ricordare

Ci trovavamo a Viterbo, ultima tappa di un tour che ci aveva portati a Orbetello, Porto Ercole, Capalbio, al Giardino dei Tarocchi, il sogno di Niki de Saint Phalle e a Tarquinia. Dovevamo rientrare a casa dopo una settimana fra spiagge, piazze, paesaggi, monumenti, chiese e immancabili ristoranti dai sapori di una cucina, che quasi a chiusura di un cerchio, completa l’espressione della cultura di ogni luogo che la curiosità e la voglia di conoscere ti portano a ricercare.

Era uno di quei viaggi nei quali solitamente mia moglie ed io uniamo turismo culturale a piacevole lavoro. Un lavoro bellissimo, quello di scovare cantine per arricchire il numero di etichette da proporre ai clienti di Bacco Minore.

Di solito, al primo contatto con un nuovo produttore, ci presentiamo come turisti che vogliono scoprire i vini della regione. Solo dopo aver degustato, acquistato bottiglie per la condivisione del giudizio con il nostro team di esperti sommelier, ma soprattutto dopo aver pagato, discretamente chiediamo un biglietto da visita, un contatto, un’informazione su dove avremmo potuto comprare i loro vini dalle nostre parti.

Quel giorno abbiamo deciso di visitare la Cantina di Moretti Omero, a Giano dell’Umbria. Nel negozio adiacente la cantina, ci accoglieva Daniela, moglie di Omero, che ci ha fatto accomodare e ha iniziato a farci degustare i vini.

Omero arrivava poco dopo rivolgendosi alla moglie con un “Nulla, non ho trovato nulla…”.

Era andato in paese nei luoghi dove la sera precedente aveva assistito alla chiusura della campagna elettorale per l’elezione del sindaco di Giano dell’Umbria, dove riteneva di aver smarrito il portafogli. Il pensiero del portafogli smarrito non ci sembrava lo turbasse più di tanto, o almeno a noi così appariva perché si era subito mostrato desideroso di accoglienza: “Se avete piacere vi faccio visitare la mia cantina e il mio frantoio”. E noi non avremmo chiesto di meglio!

omero moretti in cantina
Omero Moretti ci mostra la cantina

Omero ci ha quindi orgogliosamente portato a spasso per la sua azienda soffermandosi nei punti più significativi per gli approfondimenti. Una cantina che produce i vini della regione: dal Montefalco Rosso, al Montefalco Sagrantino, dal Terre di Giano al Trebbiano e tanti altri. Nel 1992 ha ottenuto la certificazione biologica.

Dopo la visita Omero ci ha caricato sul suo fuoristrada e ci ha portato alle sue vigne passando per una breve visita nel centro di Giano dell’Umbria, uno dei 5 comuni del Sagrantino insieme a Montefalco, Bevagna, Gualdo Cattaneo e Castel Ritaldi.

“Siamo partiti con cinque ettari ereditati da mio padre; allora allevavamo i maiali. Poi mi sono dedicato alla coltivazione della vigna e ulivi. Oggi abbiamo quindici ettari vitati e una dozzina a ulivi”

Noi eravamo estasiati da quel racconto anche se ancora di più mi colpivano le mani di Omero. Mani increspate, dita tozze di chi certamente non le usava sulla tastiera di un computer. Mani che vedevo più attorno al volante di un trattore o a sfogliare le viti, piuttosto che alla guida di un confortevole fuoristrada.

Omero parlava con la pacatezza contadina, con la lentezza dei ritmi della natura, con quel distacco dalla frenesia cittadina che solo chi vive in mezzo al caos può notare.

omero moretti e sua figlia
Omero insieme a sua figlia Giusy

Rientrammo dalla visita alle vigne che era arrivata l’una. Scendemmo dal fuoristrada per salutarci ma Omero non era intenzionato a lasciarci partire: era scontato per lui invitarci a pranzo, a casa sua. Tentammo una timida resistenza ma invano.

Dopo qualche minuto eravamo seduti al tavolo con la sua famiglia; ritrovammo la moglie Daniela e conoscemmo la mamma novantenne di Omero, le figlie Lucia che lavorava a Perugia e Giusy che come Omero lavorava in azienda, un vulcano di idee, piena di entusiasmo, una ragazza che dal modo con il quale si esprimeva ti faceva sentire coinvolto nel vortice di positività cha la circonda.

Per noi brianzoli sospettosi fu una bella esperienza scoprire una coesa famiglia di produttori, che sarebbe rimasta nei nostri ricordi e che incitava alla voglia di lavorare insieme.   

Mia moglie ed io siamo buoni degustatori di vino ma non siamo grandi esperti. Il giudizio sui vini lo avrebbero dato qualche giorno dopo il nostro rientro gli amici ed esperti sommelier.

Ci riteniamo scopritori di quelle persone che fin dal primo contatto ti trasmettono i valori nei quali credono, nei quali anche noi crediamo, di un commercio etico, di una produzione sostenibile, nel rispetto della natura e delle persone.

Per noi tutti di Bacco Minore, è sempre motivo di orgoglio poter rappresentare questi Produttori!

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