Un insolito vitigno: il Susumaniello

Bisogna dirigersi verso sud del nostro Belpaese, precisamente in Puglia, per scoprire un vitigno poco conosciuto, ma molto produttivo: il Susumaniello. Un nome che deriva dalla sua caratteristica più distintiva, ossia la capacità di caricarsi del peso di molti grappoli d’uva in particolare durante il suo primo decennio di vita, proprio come un “somarello”.

Fin dal passato il vitigno ha condiviso con il Negroamaro il territorio salentino, in particolare della provincia di Brindisi e Lecce, in cui viene coltivato con il tradizionale sistema ad alberello pugliese. Una metodologia in grado di offrire buoni risultati anche in caso di terreni piuttosto aridi, grazie all’utilizzo di alberelli a potatura corta caratterizzati da due sole branche con speroni a 1-3 gemme.

Il Susumaniello è un vitigno a bacca rossa composto da acini piccoli e tondi, con alta concentrazione di polifenoli e antociani che conferiscono un’acidità e un ph molto elevato, e che oggi costituisce un’ottima base per realizzare grandi vini da invecchiamento, rosati e spumanti. Tutti Made in Italy.

Ma scopriamo più nel dettaglio la sua storia complessa e le sue principali caratteristiche.

Un vino resiliente

La storia del Susumaniello è stata piuttosto travagliata e la sua tradizionale esistenza è stata minacciata dai sistemi moderni di produzione vinicola che hanno portato quasi alla scomparsa del vitigno. A tutto questo si è aggiunta l’enorme quantità di vendemmie a cui il Susumaniello è stato sottoposto continuamente grazie all’abbondanza delle sue uve che ha causato un’importante riduzione della sua produttività.

Ciò ha portato a una conseguente diminuzione dell’interesse per il vigneto, la cui funzione principale non era più sostenibile. Fino ad allora, infatti, il Susumaniello veniva impiegato per produrre vino in grande quantità, piuttosto che bottiglie di qualità. Una volta ridotta drasticamente la sua produzione di uva e calata la domanda, pochi avevano interesse a continuare a coltivarlo.

Ma con grande resilienza, il vitigno è riuscito a sopravvivere alle minacce e a dimostrare la sua estrema forza, tornando a generare uve importanti, ottime per la produzione di vini di grande struttura e sentori. Negli ultimi anni molti viticoltori salentini hanno infatti convertito i loro vigneti in Susumaniello e numerose sono anche le richieste di esportazione all’estero.

Oggi il Susumaniello è stato finalmente riscoperto, permettendo di ottenere grandi vini rossi, sia in purezza che in forma di blend con uve Negroamaro di cui va a compensare ed esaltare le proprietà organolettiche. La sua complessità e la forte presenza di tannini lo rende ideale in abbinamento a primi e secondi piatti saporiti, come sughi di carne o selvaggina.

Non resta che provarlo di persona. Noi lo proponiamo nella versione di “Vignaflora”, una piccola azienda vinicola italiana che ha aderito a Bacco Minore.


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